«Prima di morire voglio essere l’artefice della mia stessa storia», dice Alter Allesman, l’incarnazione yiddish dell’Uomo Qualunque in Fast Trip, Long Drop. E in effetti, lo è.
Il film è il diario di Allesman, incarnazione fittizia dell’attivista e regista Gregg Bordowitz. Al centro del racconto una lapidaria affermazione: tutti vivono con l’AIDS. Temi dolorosi—come l’infezione, il senso di colpa, la rabbia e l’ambivalenza—vengono affrontati con un misto di umorismo e nichilismo. Filmati d’archivio di incidenti stradali e acrobazie spericolate invitano a una riflessione su cosa sia il rischio. Bordowitz attinge alla propria storia alla ricerca di criteri etici per affrontare la perdita e la disperazione causate dall’epidemia di AIDS. Piuttosto che offrire una definizione precisa di cosa significhi vivere con l’AIDS, il regista insiste sulla libertà da qualsiasi definizione.
